Gravidanza: una dieta ricca di fibre riduce il rischio di preeclampsia. Ci guadagnano madre e figlio

L’associazione

Gravidanza: una dieta ricca di fibre riduce il rischio di preeclampsia. Ci guadagnano madre e figlio

di redazione
Più fibre significa più batteri “buoni” che a loro volta promuovono la salute della mamma incinta e favoriscono un corretto sviluppo delle difese immunitarie nel feto. I bambini nati da donne che hanno sofferto di gestosi gravidica sono più esposti al rischio di allergie e malattie autoimmuni

Frutta, verdura, legumi, cereali integrali. Non c’è nutrizionista che non incoraggi il consumo di alimenti ricchi di fibre. Il consiglio vale per tutti, ma potrebbe essere particolarmente prezioso per le donne in gravidanza. Da uno studio pubblicato su Nature Communications sembra infatti che una dieta ricca di fibre vegetali nel corso dei 9 mesi di gestazione riduca notevolmente il rischio di preeclampsia, una complicanza piuttosto comune (nota anche come gestosi gravidica) tra le donne incinte caratterizzata da pressione alta, gonfiore alle gambe e proteinuria (presenza di proteine nelle urine). La preeclampsia mette a rischio la salute della madre ma anche del bambino esponendolo a un maggior rischio di allergie e malattie autoimmuni. 

Ancora una volta a fare il bello e il cattivo tempo sono i batteri intestinali. La composizione della flora batterica materna ha infatti un ruolo chiave nella salute della donna e del feto e viene modellata in base alla quantità di fibre che raggiungono l’intestino. 

L’indagine che ha portato a dimostrare il ruolo chiave delle fibre nella prevenzione della preeclampsia è partita dall’osservazione di un organo lontano dall’intestino, il timo. Situato nel torace il timo riveste una grande importanza per lo sviluppo delle difese immunitarie sin dalla fase prenatale. 

Gli autori dello studio hanno notato che nel feto delle donne con preeclampsia il timo era di dimensioni ridotte e produceva una quantità inferiore di linfociti T, cellule immunitarie incaricate di proteggere da allergie e malattie autoimmuni come diabete. 

Questa limitata funzionalità dell’organo proseguiva fino a quattro anni dalla nascita. Il che significa che i bambini nati da donne che hanno sofferto di preeclampsia durante la gravidanza sono più esposti nella prima infanzia al rischio di allergie e di malattie autoimmuni. 

Continuando nell’indagine, i ricercatori hanno scoperto un altro elemento ricorrente nelle gravidanze con preeclampsia: livelli bassi di acetato, un acido grasso a catena corta che è il prodotto metabolico del microbiota intestinale, ottenuto principalmente attraverso la fermentazione batterica delle fibre alimentari. Poche fibre, pochi batteri, poco acetato.

Gli esperimenti sui topi hanno permesso infine di collegare i due fenomeni, livelli bassi di acetato e riduzione della produzione di linfociti T.

Una volta osservata questa associazione, il ragionamento logico ha fatto il resto: aumentare i livelli di acetato previene la riduzione del timo e il calo di produzione dei linfociti T. E ottenere questo risultato è semplice ed economico. Basta consumare più fibre. 

Negli animali ha funzionato: i topi che avevano ricevuto integratori di acetato hanno sviluppato un sistema immunitario più efficace degli altri. Lo studio dimostra quindi che promuovere la produzione di specifici metaboliti dei batteri intestinali, come l’acetato, durante la gravidanza potrebbe essere una efficace strategia per prevenire allergie e malattie autoimmuni. 

«In questo studio, presentiamo le prove di un'associazione tra i metaboliti microbici dell'intestino materno e lo sviluppo immunitario del feto nelle donne con preeclampsia. In particolare, abbiamo osservato nei topi un legame tra livelli di acetato e sviluppo e funzionalità del timo fetale, in accordo con un’associazione negli esseri umani tra diminuzione del siero acetato e successiva preeclampsia, e tra preeclampsia e diminuzione della dimensione timica e della produzione nella prole», hanno spiegato i ricercatori.

I risultati dello studio potrebbero spiegare anche in parte il rapido aumento delle allergie e delle malattie autoimmuni nella popolazione occidentale abituata a consumare cibi lavorati poveri di fibre.