Sempre di più i medici pronti all'esodo: lavoro in corsia peggiorato negli ultimi dieci anni

La survey

Sempre di più i medici pronti all'esodo: lavoro in corsia peggiorato negli ultimi dieci anni

di redazione

L’87% dei medici e dirigenti sanitari non riesce ad avere una vita privata soddisfacente, il 96,5% è sottoposto a carichi di lavoro eccessivi e il 72% vuole abbandonare il Servizio sanitario nazionale.

I dati vengono dalla survey che l'Anaao Assomed, il principale sindacato della dirigenza medica e sanitaria del Ssn, ha condotto su un campione rappresentativo di camici bianchi

Il dato che tre medici su quattro pensino di lasciare il posto di lavoro attuale per trasferirsi all’estero, passare alla Medicina generale o andare a lavorare nel privato «è un indice molto allarmante – osserva Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell'Anaao Assomed - di molto superiore anche alle percentuali pubblicate di recente dallo studio del McKinsey Health Institute svolto in Trenta Paesi» e «testimonia come non sia il lavoro medico in generale a non essere più attrattivo, ma come non lo sia più la vita ospedaliera, scandita da guardie e reperibilità in corsia e in sala operatoria. Tale tendenza – prosegue - va di pari passo con i trend osservati nell’assegnazione delle borse specialistiche, che vede il rapido esaurimento dei posti nelle specialità più spendibili fuori dal Ssn, come cardiologia, dermatologia, pediatria, oculistica, neurologia, chirurgia plastica, gastroenterologia, endocrinologia, ginecologia, a fronte del calo di appeal che si traduce in mancata assegnazione dei posti che costringono alla “vita ospedaliera” in specialità che offrono, di fatto, meno possibilità e prospettive nel privato».

Qualche miglioramento. La survey rileva comunque che alcune condizioni di lavoro sono migliorate rispetto all’analogo questionario di nove anni fa. Per esempio, la quota di medici nella fascia dai 31 ai 40 anni è aumentata,grazie alle nuove assunzioni, anche di specialisti, e non solo di specializzandi, conseguenti ai provvedimenti emergenziali assunti per far fronte alla pandemia da Covid-19. Inoltre, si è sostanzialmente dimezzato il numero di medici che riferisce di lavorare dopo la notte di guardia, in chiara violazione della normativa sui riposi.

Nessun passo avanti per carichi di lavoro e ferie. Al contrario, passi avanti non sono stati fatti rispetto al numero di chi dichiara di lavorare con surplus orario annuale compreso tra 150 e 250 ore (40%) e al mancato recupero del giorno festivo non usufruito per reperibilità, situazione lamentata da oltre il 50% dei responder.

Peraltro, i carichi di lavoro sono rimasti sostanzialmente invariati. Simile rispetto al 2014 è infatti il numero di pazienti visitati in corsia, simile il numero di notti e reperibilità, simile il numero di festivi: «numeri impietosi che spiegano ampiamente il perché, di fatto, la percezione del proprio lavoro tra i medici italiani non sia migliorata». Peggiorato il dato di fruizione delle ferie, con oltre il 50% che non riesce a utilizzare i giorni di riposo previsti, e quello delle ore di aggiornamento, utilizzate da una percentuale «risibile» degli intervistati.

La gravidanza non è sostituita nell’85% dei reparti degli intervistati. Solo per il 3% è sostituita entro i due mesi e per il 12% dopo oltre due mesi. Un dato, osserva l'Anaao Assomed, che «seppur grave, non è sorprendente, considerato che, in relazione alla carenza di medici, vanno spesso deserti bandi per contratti a tempo indeterminato in tutta Italia, rendendo non disponibili graduatorie utilizzabili».

La quasi totalità dei partecipanti al sondaggio (96,5%) dichiara di essere sottoposto a un eccessivo carico lavorativo, dato in peggioramento rispetto al 91,9% della survey precedente. Tra questi oltre la metà (il 56%) lamenta un carico decisamente elevato dichiarando di essere vicino al “burn out”.

Il nuovo contratto di lavoro, siglato di recente, «potrà contribuire a migliorare alcune situazioni e a rendere più cogente il rispetto delle norme» auspica Di Silverio. Per esempio «laddove prevede l’assegnazione della sede di ordinaria attività lavorativa – precisa - potendo contribuire alla riduzione del fenomeno del lavoro su più presidi. O ancora dove definisce le tipologie di eccedenza dell’orario contrattuale, la loro remunerazione e possibilità di recupero e infine dove regola il Servizio di pronta disponibilità, auspicabilmente riducendone l’abuso».

I suggerimenti emersi dal sondaggio

Dal punto di vista economico: Retribuzione differenziata per le varie specializzazioni e incremento dei salari con adeguamento alla media europea.

Dal punto di vista organizzativo: Ridurre l’eccessiva burocrazia; adeguare i carichi di lavoro con il rispetto dell’orario di lavoro e l’aumento dell’opportunità di carriera, la sostituzione della maternità e la flessibilità oraria; aumentare i posti letto ospedalieri

Dal punto di vista strategico: Eliminare la nomina politica dei direttori generali; migliorare la collaborazione tra dirigenza e middle management a livello ospedaliero; migliorare i percorsi assistenziali ospedale-territorio con la riorganizzazione dei servizi territoriali.

«Il 2024 si apre per il nostro sindacato con un obiettivo preciso – conclude Di Silverio - e i risultati di questo sondaggio non fanno che confermarne l’urgenza: è necessario migliorare le condizioni di lavoro attraverso un suo diverso valore, anche salariale, sue diverse collocazioni giuridiche e diversi modelli organizzativi per superare una volta per tutte quel disagio medico che è la causa principale del grande scontento attuale. Dobbiamo fermare questa deriva che rischia di travolgere il servizio sanitario pubblico e nazionale costruito in 45 anni di lavoro e sacrifici».