Tumore del polmone a piccole cellule: Aifa approva durvalumab in combinazione con chemio

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Tumore del polmone a piccole cellule: Aifa approva durvalumab in combinazione con chemio

di redazione

L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato la rimborsabilità di durvalumab per il trattamento di prima linea del carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) in stadio esteso in combinazione con la chemioterapia (etoposide associato a cisplatino o carboplatino, a scelta del clinico).

Il tumore del polmone a piccole cellule (microcitoma) colpisce ogni anno, in Italia, oltre 6 mila persone, che costituiscono circa il 15% del totale delle nuove diagnosi di carcinoma polmonare. Si tratta di una delle forme più aggressive di questa neoplasia, che per trent’anni ha visto come unico standard di cura la chemioterapia. A differenza di quanto avviene nel tumore del polmone non a piccole cellule, che include anche una percentuale di non fumatori, in quello a piccole cellule la quasi totalità dei pazienti è tabagista.

Le nuove prospettive e i risvolti nella pratica clinica nella terapia del microcitoma polmonare sono approfonditi mercoledì 9 novembre in una conferenza stampa a Milano.

«Pochissimi pazienti con microcitoma polmonare sono candidati al trattamento chirurgico – spiega Andrea Ardizzoni, professore di Oncologia medica all’Università di Bologna e direttore dell’Oncologia medica del Policlinico Sant’Orsola Malpighi - perché questa neoplasia progredisce molto rapidamente e, nella maggior parte dei casi, è già in stadio metastatico al momento della diagnosi. La durata del beneficio offerto dalla chemioterapia standard di solito è breve. Da qui il forte bisogno clinico di nuove terapie farmacologiche efficaci».

A settembre 2020, la combinazione di durvalumab (farmaco immunoterapico sviluppato da AstraZeneca) con la chemioterapia è stata approvata dall’agenzia regolatoria europea (EMA) in base ai risultati dello studio internazionale CASPIAN.

«Negli ultimi trent’anni, sono stati moltissimi i farmaci studiati per migliorare la sopravvivenza – ricorda Ardizzoni - ma solo l’aggiunta dell’immunoterapia alla chemioterapia si è dimostrata in grado di ottenere questo importante risultato. Lo studio CASPIAN ha evidenziato che durvalumab in combinazione con la chemioterapia tradizionale non solo riduce del 29% il rischio di morte ma è in grado di triplicare la probabilità di sopravvivenza a tre anni rispetto alla sola chemioterapia. Si tratta di un dato significativo, perché quasi una persona su cinque può ottenere un controllo della malattia a lungo termine, mantenendo inalterata la qualità di vita». In particolare, il 17,6% dei pazienti trattati con durvalumab più chemioterapia era vivo a tre anni, rispetto al 5,8% con la sola chemioterapia.

L’approvazione della rimborsabilità da parte di Aifa è «un’ottima notizia per i pazienti e i clinici – assicura Lorenza Landi, responsabile UOSD Sperimentazioni Cliniche: Fase 1 e Medicina di precisione dell'Istituto Regina Elena di Roma - che hanno a disposizione una nuova arma per migliorare la sopravvivenza a lungo termine».

Questa neoplasia «finora ha ricevuto meno attenzione rispetto ad altre – sottolinea Silvia Novello, presidente WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe), docente di Oncologia medica all’Università di Torino e responsabile dell'Oncologia polmonare all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano - anche a causa dello stigma sociale, riconducibile alla storia di tabagismo nella maggioranza dei pazienti, per cui sono sicuramente sollevata nel sapere che oggi possano beneficiare di una ulteriore opzione terapeutica».

«Siamo orgogliosi di poter portare una nuova opzione terapeutica a questi pazienti e di poter finalmente parlare di sopravvivenza in un setting di malattia molto aggressivo» dice Mirko Merletti, Vice President Oncology AstraZeneca. «Grazie al nostro impegno nella Lung Ambition Alliance» aggiunge «siamo al fianco del paziente non solo nel trattamento ma anche nella prevenzione: in questa neoplasia è importante continuare a fare informazione circa i rischi collegati al fumo e l’importanza della diagnosi precoce attraverso gli screening».