Fondazione Onda e Farmindustria presentano il Libro Bianco “Verso un’equità di genere nella salute e nella ricerca”

Fondazione Onda e Farmindustria presentano il Libro Bianco “Verso un’equità di genere nella salute e nella ricerca”

di redazione

Assicurare pari opportunità nell’ambito della prevenzione, della diagnosi e della cura. È questo l’obiettivo della medicina di genere perché l’equità e l’uguaglianza, sembra un paradosso ma non lo è, passano per la valorizzazione delle differenze. Ed è questo il messaggio lanciato nella nona edizione del Libro bianco sulla salute della donna, realizzato da Fondazione Onda con il contributo incondizionato di Farmindustria, intitolato “Verso un’equità di genere nella salute e nella ricerca”.

Partendo da un approfondimento sull’uguaglianza di genere come obiettivo dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, il volume svolge nella prima parte un’analisi del genere quale importante determinante sociale di salute, in grado di produrre significative disuguaglianze in termini di morbosità e mortalità tra uomini e donne. 

Il volume approfondisce quindi il ruolo di un approccio sesso e genere-specifico a garanzia di interventi appropriati ed equi nelle diverse fasi della vita, l’età pediatrica, fertile e geriatrica e in molti contesti differenti.  L’ottica di genere in tema di differenze di salute è un presupposto irrinunciabile nei contesti più diversificati su cui il volume si sofferma, dalle malattie rare, alla disabilità, alla violenza, alla popolazione straniera e carceraria, un comun denominatore essenziale per impostare politiche orientate ad affrontare e superare le disuguaglianze.

Per esempio: le donne hanno al contempo una aspettativa di vita maggiore rispetto agli uomini, ma nel sesso femminile gli anni di sopravvivenza sono caratterizzati da un carico di disabilità molto elevato. Questo, insieme all’invecchiamento della popolazione e alla diversa composizione della popolazione geriatrica (la maggior parte degli anziani è donna), richiede un cambio strutturale delle politiche sanitarie. Un approccio di genere nella pratica clinica e nella gestione terapeutica, nella formazione, nella ricerca e nella comunicazione è utile a promuovere appropriatezza e personalizzazione delle cure con conseguenti risparmi per il servizio sanitario nazionale. 

Eppure la variabile “sesso e genere” non viene sempre adeguatamente considerata nella ricerca epidemiologica: le analisi spesso riportano un dato complessivo, che non fa emergere le eventuali differenze fra uomini e donne. Cellule maschili e femminili reagiscono in modo diverso a stimoli chimici e ambientali, ma nella maggioranza degli studi preclinici non viene riportato il sesso dell’organismo da cui le cellule derivano. 

Così come ancora resiste un ampio gap di genere nelle carriere mediche. 

Le donne studiano medicina in misura uguale o maggiore rispetto agli studenti maschi. Eppure la presenza di donne medico è inferiore al 30 per cento nella chirurgia. Solo l’8,3 per cento delle donne medico riveste un incarico dirigenziale, a fronte del 20,6 per cento dei colleghi maschi. 

Il divario di genere riguarda infine anche la digital health i cui benefici non sono ugualmente distribuiti tra uomini e donne a causa di diverse forme di disparità che riguardano, ad esempio, la rappresentatività del pubblico femminile nei campioni sui quali algoritmi di machine learning vengono istruiti. Affrontare questo divario è fondamentale per raggiungere i benefici per la salute che le tecnologie digitali possono apportare alle donne, alle loro comunità e alla società in generale, ed evitare l’ulteriore acuirsi delle disuguaglianze sanitarie.

«Fondazione Onda è da sempre in prima linea nella diffusione della medicina di genere e da anni collabora con l’Istituto Superiore di Sanità per portare avanti obiettivi comuni. Primi tra tutti l’eliminazione delle disuguaglianze, il raggiungimento dell’equità e appropriatezza nelle cure. Considero la pubblicazione del Libro Bianco un passo importante per il raggiungimento di questi obiettivi e per operare un cambiamento di prospettiva che veda la persona al centro dei percorsi di cura», commenta Elena Ortona, direttore centro di riferimento medicina di genere, Istituto Superiore di Sanità.