Disturbo bipolare: anche dieci anni per una diagnosi corretta

La Giornata mondiale

Disturbo bipolare: anche dieci anni per una diagnosi corretta

di redazione

Prima un’inspiegabile tristezza, stanchezza e apatia. Poi una fase di apparente benessere, euforia, coraggio e spregiudicatezza. Giù e su, poi ancora su e giù: convivere con un disturbo bipolare è come rimanere per sempre su un’altalena. Ma scendere dall'altalena si può, a patto di seguire le giuste terapie, che troppo spesso vengono prescritte in grandissimo ritardo a causa di diagnosi mancate ed errate. Il disturbo bipolare, infatti, viene troppo spesso confuso con la depressione e la diagnosi corretta può arrivare con dieci anni di ritardo. Nel frattempo, la vita dei malati può cadere a pezzi, letteralmente. Per questo, in occasione della Giornata mondiale dedicata al disturbo bipolare, il 30marzo, la Società italiana di psichiatria (Sip) lancia un appello ai medici e agli specialisti affinché non cadano in diagnosi frettolose e sbagliate.

Il disturbo bipolare è una patologia psichiatrica piuttosto diffusa. Si stima che a soffrirne sia tra l'1 e il 2% della popolazione italiana, circa 120 mila persone. In tutto il mondo si stima che siano 80 milioni.

«Un disturbo bipolare curato male, come se fosse ad esempio una “normale” depressione, può avere conseguenze importanti sulla vita dei pazienti» avverte Emi Bondi, presidente Sip e direttrice del Dipartimento di Salute mentale all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. «È bene dunque ascoltare con attenzione i pazienti e fare un’accurata anamnesi con l’aiuto dei famigliari – aggiunge - per evitare di prescrivere terapie inadeguate che possono peggiorare la situazione anziché migliorarla».

L'altalena di emozioni spesso non viene individuata correttamente. È lo stesso paziente che fa fatica a distinguerla: mentre l’episodio depressivo è facilmente riconoscibile – spiega la presidente Sip – perché lo si vive con profonda sofferenza, come un blocco delle proprie capacità, la fase di “risalita” dell'umore viene vissuta in maniera positiva perché le proprie capacità vengono esaltate e tutto diventa più facile e semplice. Può esserci dunque una scarsa consapevolezza e quindi accettazione nel chiedere aiuto e curarsi. Ma la fase di euforia può essere anche più pericolosa perché il paziente può compiere azioni di cui si pente in seguito e che possono creare il vuoto intorno a sé».

L’approccio terapeutico alla depressione e quello al disturbo bipolare, sottolinea Bondi, sono molto diversi: «Mentre nella depressione l'umore va solo giù, quindi la terapia si basa solo sugli antidepressivi per portare l'umore in asse, usare solo questi farmaci nei pazienti con disturbo bipolare rischia di scatenare la fase ipomaniacale e maniacale, aumentando l'instabilità dell'umore fino ad arrivare a involuzioni che possono compromettere la salute e, in generale, la vita dei pazienti. Ma se intercettiamo bene e precocemente la patologia – conclude - con l'utilizzo degli stabilizzatori dell'umore è possibile curare benissimo il paziente che può vivere così tranquillamente».