Gli effetti a lungo termine del morbillo: il sistema immunitario perde la memoria
Lo sfogo sulla pelle è la manifestazione più evidente, ma non è certo quella più preoccupante. Il morbillo è capace di fare danni ben peggiori, encefaliti in primis. Questo nell’immediato, ma ci sono anche effetti a lungo termine. La malattia esantematica provocata dal Paramyxovirus è in grado di compromettere l’efficacia del sistema immunitario cancellando “il ricordo” delle infezioni del passato. Questa “amnesia” del sistema di difesa espone per mesi o anche per anni l’organismo al rischio di contrarre infezioni virali o batteriche di tutti i tipi, dalle polmoniti, alle otiti, alle gastroenteriti. È come se venissero messe fuori uso quelle armi difensive affinate nel tempo, infezione dopo infezione, necessarie per proteggersi dai nuovi attacchi degli stessi nemici. Senza di queste, la battaglia riparte da zero.
La perdita della memoria immunitaria provocata dal morbillo è una delle tante ragioni per considerare la malattia tutt’altro che benigna e il vaccino sempre più necessario.
Il bersaglio preferito dal virus: le cellule immunitarie
Il primo bersaglio del virus del morbillo sono le cellule che si trovano nel muco del naso e della gola o nelle minuscole sacche d'aria nei polmoni o tra le palpebre e la cornea. Queste cellule immunitarie sono provviste di una proteina chiamata Cd150 che favorisce l’invasione del virus.
Una volta assicuratosi l’ingresso, il virus si replica all’interno delle cellule diffondendosi in altre zone del corpo particolarmente ricche di cellule immunitarie, come midollo osseo, timo, milza, tonsille e linfonodi.
Un gruppo di ricercatori della Queen’s University Belfast dell’Irlanda del Nord ha seguito il percorso del virus in campioni di tessuti umani ricostruendo i suoi spostamenti. Dall’analisi è emersa la sua predilezione per le cellule del sistema immunitario che vengono messe fuori uso in poco tempo, lasciando le persone vulnerabili agli attacchi di patogeni che altrimenti verrebbero respinti senza troppe difficoltà. I risultati dello studio sono stati pubblicati su mSphere nel 2018.
L’effetto oblio: il sistema immunitario dimentica il passato
La Bible Belt nei Paesi Bassi è una comunità isolata di ortodossi protestanti i cui membri non sono vaccinati. Una spina nel fianco per i governi locali incaricati di proteggere la salute dell’intera popolazione.
Ma per i ricercatori della Erasmus University Medical Center è il luogo ideale in cui studiare gli effetti del morbillo sulle persone colpite dall’infezione. Lo studio è partito nel 2013. Bisognava solo avere un po’ di pazienza, ma l’epidemia prima o poi sarebbe arrivata. Se manca il vaccino, il virus, si può essere certi, non si fa attendere a lungo.
Nel frattempo gli scienziati hanno raccolto campioni di sangue di 77 bambini non vaccinati per osservare il funzionamento delle cellule immunitarie. La stessa operazione è stata ripetuta dopo che il virus, come previsto, si era fatto largo nella comunità decimando le aule scolastiche. Anche in questo caso è emerso che il virus ha una predilezione per le cellule immunitarie e, in particolar modo, per quelle che conservano la memoria delle precedenti infezioni, chiamate “Linfociti T e B della memoria” che in condizioni normali ricordano le minacce che sono già state neutralizzate in passato permettendo al sistema immunitario di agire immediatamente nel caso in cui si presentassero di nuovo. Al passaggio del morbillo, il numero di cellule della memoria si riduce drasticamente provocando una pericolosa amnesia immunitaria. Lo studio è stato pubblicato su Nature Communications.
Ci vuole tempo per recuperare la memoria perduta
Un’altra prova degli effetti a lungo termine del morbillo è stata fornita da uno studio inglese pubblicato sul British Medical Journal. Il sistema immunitario può impiegare mesi o anche anni per recuperare la memoria cancellata dal virus del morbillo. E non è un caso che i bambini che hanno avuto il morbillo, nei cinque anni successivi sono molto più colpiti da altri tipi di infezioni rispetto ai bambini che non lo hanno avuto. I ricercatori hanno analizzato i dati sulla salute della popolazione infantile inglese tra il 1990 e il 2014, trovando che i bambini che hanno contratto la malattia infettiva hanno una probabilità del 15-24 per cento superiore di ricevere una prescrizione per un’infezione rispetto ai bambini che non sono stati colpiti dal virus.
C’è un altro dato ancora più preoccupante: i bambini che hanno avuto il morbillo hanno maggiori probabilità di morire per altre malattie e l’associazione perdura anche 7 anni dopo il contagio. Al contrario, i bambini vaccinati che quindi non hanno contratto il virus riducono il rischio di morte per cause diverse dal morbillo. La vaccinazione, quindi, protegge anche da altre patologie. Ancora non è chiaro come e in quanto tempo il sistema immunitario recuperi i preziosi “ricordi” che offrono una protezione ad ampio raggio.
«La maggior parte dei bambini supera il morbillo senza complicazioni. Il sistema immunitario è estremamente resiliente. Comunque sia il morbillo non è una malattia innocua dell’infanzia. Per alcune persone le conseguenze possono essere gravi. Ma c’è un vaccino per questo. In fondo sappiamo come prevenire questa malattia potenzialmente letale. È tanto semplice», ha dichiarato Rik de Swart dell’Erasmus University Medical Center nei Paesi Bassi.