Gli anticorpi “buttafuori”: penetrano nelle cellule tumorali e trascinano via le proteine che alimentano il cancro

Farmaci

Gli anticorpi “buttafuori”: penetrano nelle cellule tumorali e trascinano via le proteine che alimentano il cancro

IgA-transcytosis.png

Immagine: Adapted from "IgA Transport Across Type I Epithelia" by BioRender.com (2023)
di redazione
Gli anticorpi IgA mirati su singole proteine possono essere più efficaci degli anticorpi utilizzati finora che si limitano a colpire le proteine sulla superficie delle cellule tumorali. I nuovi anticorpi invece vanno più in profondità colpendo proteine chiave per la crescita tumorale

Fanno irruzione nelle cellule tumorali e trascinano via le proteine anomale rallentando così la crescita del tumore. I nuovi anticorpi sperimentati sui topi in uno studio finanziato dal National Cancer Institute e pubblicato su Immunity hanno una marcia in più rispetto a quelli utilizzati finora nelle terapie oncologiche. Questi ultimi infatti riescono a raggiungere solo le proteine sulla superficie delle cellule cancerose, mentre i nuovi anticorpi penetrano all’interno delle cellule malate, si legano alle proteine che alimentano il tumore e le costringono ad uscire interrompendo così la loro attività nociva. 

Uno di questi anticorpi, del tipo IgA, in particolare, ha come bersaglio la forma mutata della proteina KRAS presente nel 30 per cento dei tumori che è praticamente irraggiungibile con i farmaci tradizionali. Nei topi trattati con questo anticorpo è stato osservato un rallentamento della crescita dei tumori.  

I ricercatori hanno sfruttato alcune caratteristiche specifiche degli anticorpi IgA per progettare un nuovo tipo di farmaco anti-cancro. In condizioni normali gli anticorpi IgA si posizionano nel muco di alcuni organi come naso, intestino e utero e da lì neutralizzano germi e tossine prima che questi agenti patogeni riescano a superare il rivestimento protettivo. Per raggiungere lo strato di muco, gli anticorpi devono attraversare le cellule epiteliali che rivestono le pareti degli organi e per farlo si agganciano a una sporgenza sulla superficie di queste ultime chiamata PIGR dalla quale vengono “lanciati” sullo strato di muco interno al rivestimento epiteliale. 

Sapendo che gli anticorpi IgA che attraversano le cellule epiteliali delle pareti dell’intestino raccolgono e trascinano fuori i virus, i ricercatori hanno pensato di utilizzare lo stesso meccanismo per liberare le cellule cancerose dalle proteine anomale. 

E per testare questa ipotesi, hanno creato anticorpi IgA che si legano a una proteina mutante nota come KRAS-G12D, una delle proteine più comunemente mutate nel cancro, e ne hanno osservato l’attività quando venivano affiancate a cellule tumorali su un vetrino del microscopio. Ebbene, gli anticorpi penetravano all’interno delle cellule,  catturavano le proteine KRAS anomale e le trascinavano fuori. Il trattamento a base del nuovo anticorpo è stato successivamente testato sui topi con tumori polmonari o ovarici umani con KRAS mutante: la terapia ha ottenuto un rallentamento della crescita del tumore senza causare alcun effetto collaterale evidente.

La proteina mutata KRAS si trova generalmente vicino alla membrana cellulare ed è quindi piuttosto raggiungibile. Altre proteine che alimentano i tumori però si trovano più in profondità. I ricercatori si sono chiesti se i nuovi anticorpi potessero arrivare fino a lì. Per scoprirlo, hanno progettato un anticorpo IgA che prende di mira una forma anomala di IDH1, una proteina che si trova nel citoplasma, che favorisce la crescita di alcuni tumori al cervello e, meno frequentemente, di alcuni tumori del colon e del polmone.

Nei topi con tumori del colon con IDH1 mutante, l’anticorpo ha rallentato la crescita del tumore anche se i tumori avevano bassi livelli di PIGR, “il gancio” utilizzato dalle IgA per entrare nelle cellule. Aumentando i livelli di PIGR, il trattamento con anticorpi rallenta ulteriormente la crescita del tumore.

Il nuovo passo sarà portare gli anticorpi IgA ancora più in profondità nella cellula, vale a dire nel nucleo in modo tale da prendere di mira le proteine chiamate fattori di trascrizione che alimentano la crescita di molti tumori che sono molto difficili da bloccare con i farmaci tradizionali. 

Le terapie con IgA potrebbero funzionare nei tumori derivati da cellule epiteliali, l’80-90 per cento di tutte le diagnosi di cancro, che presentano elevati livelli di PIGR come i tumori del rene, dell’utero e dell’endometrio, ma probabilmente non sarebbero efficaci nei tumori non epiteliali, come il melanoma e il glioblastoma, che hanno bassi livelli di PIGR.