Malattie tropicali neglette: 1,7 miliardi di casi nel mondo. In Italia aumenta la Dengue
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Secondo il rapporto del World Economic Forum sugli effetti del cambiamento climatico sulla salute umana, entro il 2050 a causa dell’aumento delle temperature globali potrebbero essere oltre mezzo milione in più le persone esposte a malattie trasmesse da insetti come Dengue, malaria e Zika.
Già oggi, però, quelle che vengono classificate come malattie tropicali neglette (NTDs) colpiscono circa 1,7 miliardi di persone nel mondo. Si tratta di un gruppo eterogeneo di patologie, molte delle quali infettive, causate da virus, funghi, batteri e tossine, accomunate dall’essere diffuse nelle zone povere e marginalizzate del mondo, specialmente tropicali e subtropicali, con scarse risorse.
I massimi esperti internazionali faranno il punto su queste malattie a Verona il 30 gennaio in un convegno organizzato dall’Irccs di Negrar.
«Malgrado le difficoltà di finanziamenti, soprattutto a seguito dell'epidemia di Covid-19 che in molti Paesi ha causato l'interruzione dei programmi di controllo, gli sforzi internazionali hanno permesso di eliminare alcune di queste malattie e di ridurne la prevalenza» sottolinea Federico Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie infettive e tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) e professore di Malattie infettive all’Università di Brescia.
Per contrastare ed eliminare le NTDs, ricorda Denise Mupfasoni del Dipartimento NTDs dell’Oms, «l’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato una road map per le malattie tropicali dimenticate per il decennio 2021-2030 nella quale sono definiti gli obiettivi globali per prevenire, controllare ed eradicare queste patologie».
A oggi, trascorsi quattro anni dall’introduzione del Piano dell'Oms, i risultati raggiunti, osserva Dora Buonfrate, direttrice del Centro collaboratore dell’Oms per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette, «sono confortanti, infatti si è raggiunta l’eliminazione di almeno una malattia tropicale negletta in 54 Paesi tra i cento previsti dalla road map e sono oltre 600 milioni le persone che non avranno più necessità di cure, con un significativo risparmio in termini di risorse economiche e sanitarie». Tuttavia, avverte, «siamo ancora lontani dal target ottimale fissato dalla road map dell’Oms, pari al 90% di riduzione» e pertanto, aggiunge Gobbi, c’è ancora «molto lavoro da fare per diminuire le infezioni e la circolazione delle malattie e per ridurre il pericolo a livello globale».
In Italia, 2024 anno record di casi di Dengue
La scorsa estate ha segnato il record nel nostro Paese di casi di Dengue a trasmissione autoctona: 213 che vanno ad aggiungersi ai 474 casi d’importazione.
La Dengue è una malattia infettiva, non trasmissibile da uomo a uomo, ma attraverso la zanzara tigre, che è presente in Italia dal 1990. Asintomatica in più del 50% dei casi, può manifestarsi con sintomi simili a quelli dell’influenza, febbre alta, mal di testa, dolori dietro agli occhi e soprattutto forti dolori ai muscoli, caratteristica per cui la Dengue è conosciuta come “febbre spaccaossa”. In una minima percentuale può evolversi in febbre emorragica con perdita di sangue da diversi organi e può avere esiti anche letali. Non esiste terapia farmacologica specifica e il vaccino, introdotto in commercio nel 2023, è indicato solo per i viaggiatori che si recano spesso in zone endemiche o dove è presente un’epidemia.
«In Italia nei prossimi anni assisteremo molto probabilmente a epidemie sempre più importanti di Dengue – prevede Gobbi - complice l’innalzamento della temperatura che favorisce la sopravvivenza e la proliferazione della zanzara vettore della malattia. Ma dobbiamo prepararci a epidemie autoctone anche di chikungunya e di altre malattie tropicali neglette».