Antibiotici: il consumo in Europa è tornato ai livelli pre-Covid

L’indagine

Antibiotici: il consumo in Europa è tornato ai livelli pre-Covid

Skip_the_Brown_Pill_(4333880052).jpg

Immagine: cogdogblog, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Durante Covid l’uso degli antibiotici è calato del 20% in tutta Europa rispetto al 2019 raggiungendo momentaneamente l’obiettivo fissato per il 2030. Nel 2022 tutto è tornato come prima. E non solo perché sono tornati a circolare gli agenti patogeni. L’uso di antibiotici in comunità è eccessivo

È paradossale, ma sembra che per arrivare a ridurre l’uso di antibiotici in Europa ci voglia una pandemia. Il consumo di antibiotici in comunità, ossia al di fuori degli ospedali, era infatti diminuito notevolmente nel 2020 in tutti o quasi i Paesi europei durante il primo anno di pandemia. Ora è tornato ai livelli pre-Covid. Lo dimostra una indagine pubblicata su Eurosurveillance che ha raccolto i dati del monitoraggio epidemiologico europeo European Surveillance of Antimicrobial Consumption Network (ESAC-Net). Va specificato che l’uso degli antibiotici da parte delle persone non ricoverate (consumo in comunità) corrisponde al 90 per cento del consumo generale e di conseguenza rappresenta il principale contributo al fenomeno della antibiotico-resistenza. E quando il Consiglio europeo fissa l’obiettivo di ridurre il consumo di antimicrobici del 20 per cento entro il 2030 rispetto al 2019 è evidente che punta tutto sull’impegno della comunità proprio perché è l’uso degli antibiotici da parte dei singoli individui nella società che può fare la differenza.

Il calo del 18,5 per cento registrato nel 2020 rispetto al 2019, dovuto a uno dei pochi effetti positivi di Covid, è durato poco.

Tra il 2021 e il 2022, il consumo medio di antibiotici è aumentato del 18,8 per cento tornando grosso modo ovunque al livello pre-pandemia del 2019 e in alcuni casi addirittura superandolo. In 13 paesi su 27, il consumo di antibiotici nella comunità nel 2022 è stato più elevato rispetto a quello pre-Covid, con un aumento medio dell’8,4 per cento.  

In Italia le dosi giornaliere di antibiotici per uso sistemico (ad ampio spettro) per 1.000 abitanti sono passate dalle 19,80 del 2019 alle 20,05 del 2022. 

Il fenomeno del “rebound”, il ritorno alle vecchie (e sbagliate) abitudini, comincia a essere visibile nella maggior parte dei Paesi (15 su 27) a partire dal 2021. In 6 Paesi su 27 (Belgio, Croazia, Francia, Ungheria, Polonia e Slovacchia) la ripresa del consumo di antibiotici è iniziata prima, tra il 2020 e il 2021, mentre, al contrario, in 5 Paesi (Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda e Italia) si assiste a una continua diminuzione del consumo di antibiotici tra il 2020 e il 2021 prima di una ripresa nel 2022. In generale, dopo la pandemia i cittadini europei hanno ripreso a usare nelle stesse quantità gli stessi antibiotici a cui ricorrevano in maniera spesso scorretta prima di Covid-19. Per alcuni gruppi di antibiotici, tra cui macrolidi, lincosamidi e streptogramine,  è stato osservato un aumento del consumo nel 2022 rispetto al 2019.

Secondo gli autori dello studio, il ritorno al consumo di antibiotici ai livelli del periodo pre-Covid può essere solo in parte spiegato dalla ripresa della circolazioni di agenti patogeni messi in stand by dalla pandemia. C’è il sospetto che durante la pandemia molte persone abbiano rinunciato a prendere gli antibiotici semplicemente perché era più difficile ottenere la prescrizione. 

L’aumento osservato è ingiustificato e dimostra il fallimento delle politiche  per un uso prudente degli antibiotici. La pandemia è stata, secondo i ricercatori, un’occasione mancata nella lotta all’antibiotico-resistenza. Per poco tempo i Paesi europei hanno quasi raggiunto l’obiettivo della riduzione del 20 per cento nel consumo di antibiotici dimostrando che in molti casi è possibile fare a meno di questi farmaci, ma la lezione non è stata appresa. 

«Per raggiungere gli obiettivi di riduzione raccomandati entro il 2030, l’Unione europea e la maggior parte dei paesi dell’Unione dovranno intensificare gli sforzi per ridurre il consumo non necessario di antibiotici. Gli interventi che rafforzano il consumo prudente nella comunità svolgono un ruolo fondamentale in questo senso, poiché il consumo comunitario rappresenta circa il 90 per cento del consumo totale di antibiotici», concludono i ricercatori.