Antibiotico-resistenza, spunta un nuovo colpevole: l’inquinamento atmosferico favorisce la diffusione dei superbug

Ambiente

Antibiotico-resistenza, spunta un nuovo colpevole: l’inquinamento atmosferico favorisce la diffusione dei superbug

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Mehr News Agency, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Ridurre i livelli di Pm2,5 come indicato dall’Oms porterebbe a una riduzione del 17% della diffusione dell’antibiotico-resistenza e al 23% di morti premature in meno. Le polveri sottili infatti trattengono e diffondono su larga scala le particelle che posseggono i geni della resistenza

L’aria inquinata, si sa, fa male alla salute. I danni ai polmoni, al cuore, al cervello, alla salute mentale sono accertati. Ma c’è una ragione in più, finora trascurata, per puntare a ridurre le polveri sottili: l’inquinamento atmosferico favorisce la diffusione della resistenza agli antibiotici. 

Come? La modalità più probabile è che l’aria ricca di particolato che sovrasta i luoghi dove prolifera la resistenza agli antibiotici, come ospedali, allevamenti o impianti di smaltimento delle acque reflue, catturi le particelle cariche dei geni della resistenza e le diffonda su vaste aree anche a notevole distanza dal punto di partenza. 

Questa è una delle ipotesi avanzate dagli autori di uno studio appena pubblicato su Lancet Planetary Health che per la prima volta analizza a fondo il legame tra inquinamento atmosferico e antibiotico-resistenza. 

I risultati della ricerca indicano che l'aumento dell'inquinamento atmosferico è collegato a un rischio più elevato di resistenza agli antibiotici in tutte le regioni del mondo e che l’associazione tra i due fenomeni si è rafforzata negli ultimi anni. Inquinamento e antibiotico-resistenza hanno seguito percorsi paralleli: all’aumento dei livelli di inquinamento atmosferico è corrisposta una maggiore diffusione della resistenza agli antibiotici. 

I ricercatori arrivano addirittura a considerare il particolato atmosferico come uno dei fattori principali che favoriscono la resistenza agli antibiotici, responsabile dell’11 per cento delle variazioni dei livelli medi di resistenza in tutto il mondo. Per fare un confronto: ai  servizi di acqua potabile può essere attribuito  il 3 per cento delle variazioni dell’antibiotico resistenza. Il Nord Africa e l'Asia occidentale sono le regioni in cui il Pm2,5 ha il maggiore impatto sulla resistenza agli antibiotici, rappresentando il 19 per cento delle variazioni dei livelli di resistenza. Ma, a  causa dell’elevato numero di abitanti, si ritiene che la Cina e l'India siano i Paesi in cui i cambiamenti nel livello di particolato atmosferico siano associati al maggior numero di decessi prematuri dovuti alla resistenza agli antibiotici. Secondo i calcoli dei ricercatori la resistenza agli antibiotici provocata  dall'inquinamento atmosferico è stata responsabile di circa 480mila morti premature nel 2018 e di un danno economico pari a 395 miliardi di dollari.

«La resistenza agli antibiotici e l'inquinamento atmosferico sono ciascuno preso separatamente tra le maggiori minacce alla salute globale. Fino ad ora non avevamo un quadro chiaro dei possibili collegamenti tra i due fenomeni, ma questo studio suggerisce che i benefici del controllo dell'inquinamento atmosferico potrebbero essere duplici: non solo ridurre gli effetti dannosi della scarsa qualità dell'aria, ma fare passi progressi nella lotta all'aumento e alla diffusione di batteri resistenti agli antibiotici», spiega Hong Chen, della Zhejiang University, in Cina, principale autore dello studio. 

I ricercatori hanno consultato i database dell’Organizzazione mOndiale della Sanità, della Banca Mondiale e dell’Agenzia europea per l’ambiente e raccolto i dati sui livelli di Pm 2,5  in 116 Paesi del mondo tra il 2000 e il 2018 per confrontarli con i risultati di oltre 11,5 milioni di test che avevano isolato nove tipi di patogeni resistenti e 43 tipi di antibiotici la cui efficacia era parzialmente o del tutto compromessa. 

I risultati indicano che la resistenza agli antibiotici aumenta con l’aumentare del Pm2,5 seguendo una tendenza precisa: ad ogni aumento dell’1 per cento dell'inquinamento atmosferico è associato  un aumento della resistenza agli antibiotici compreso tra lo 0,5 e l’1,9 per cento, a seconda dell'agente patogeno. 

Andando avanti di questo passo, prevedono gli scienziati, entro il 2050 i livelli di resistenza agli antibiotici in tutto il mondo potrebbero aumentare del 17 per cento e il bilancio annuale dei decessi prematuri legati alla resistenza agli antibiotici salirebbe a circa 840mila, con gli incrementi maggiori nell'Africa sub-sahariana.

Se invece venissero rispettate le raccomandazioni sull’inquinamento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (limitare il Pm2,5 a 5 μg/m3) la resistenza globale agli antibiotici potrebbe essere ridotta del 17 per cento entro il 2050, il numero delle morti premature potrebbe diminuire del 23 per cento con un risparmio economico annuo di 640 miliardi di dollari.