L’mpox non è sparito. In Congo timori per variante aggressiva

L'allarme

L’mpox non è sparito. In Congo timori per variante aggressiva

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Immagine: Oms
di redazione
Nel Paese africano i contagi crescono a causa di una nuova variante. Dall’inizio dell’anno già 7.851 casi e 384 decessi. Colpiti soprattutto i bambini

Il primo giugno scorso, una giovane donna di 19 anni si presenta in una struttura sanitaria della città di Goma, in Repubblica Democratica del Congo. Ha vesciche sulla pelle, difficoltà a deglutire, dolore quando urina, mal di testa e lesioni genitali. La diagnosi è di mpox (chiamato fino a un paio di anni fa vaiolo delle scimmie). È il primo caso confermato di mpox nella provincia del Kivu Nord e la nuova spia che nella Repubblica Democratica del Congo l’epidemia si sta allargando e si rischia di superare il numero di contagi record registrati lo scorso anno. 

Nel 2023, nello Stato africano il virus ha contagiato 14.626 mila persone con 654 decessi confermati. Nel 2024, fino alla fine di maggio, i casi sono stati già 7.851 con 384 decessi e l’epidemia interessa 23 delle 26 province. Quasi il 40% dei contagi riguarda bambini con meno di 5 anni e in questa fascia di età si registrano il 62% dei decessi (240). 

I numeri, diffusi oggi dall’Oms, danno conto di una situazione in evoluzione che preoccupa le autorità sanitarie. 

Spentasi l’epidemia che aveva colpito lo scorso anno soprattutto l’Europa e e le Americhe, in Africa la parabola dell’mpox ha preso un’altra traiettoria. 

Il virus che causa la malattia esiste in due forme principali. La prima, clade I, diffusa soprattutto nella Repubblica Democratica del Congo, si ritiene più virulenta e fino a qualche mese è stata protagonista di infezioni sporadiche trasmesse in particolare dal contatto con gli animali. La seconda, clade II (presente a sua volta in due sotto-varianti), è quella che ha dato origine all’epidemia del 2022-2023: è meno aggressiva ed è stata confermata la trasmissione tramite contatto, anche di natura sessuale. 

Lo scorso novembre è stato documentato il primo caso di trasmissione sessuale del virus di tipo I. Con ogni probabilità merito di una nuova variante. 

«La nuova variante presenta prevalentemente mutazioni di tipo APOBEC3, che indicano un adattamento del virus dovuto alla circolazione tra gli esseri umani», scrive l’Oms. «Si stima che sia emersa intorno alla metà di settembre 2023, con dati di sequenze che suggeriscono una trasmissione da uomo a uomo sostenuta da allora. Non è noto se questa variante sia più trasmissibile o porti a malattie più gravi rispetto ad altri ceppi virali circolanti nel Paese», aggiunge l’Oms. 

Fatto sta che il virus di tipo I ha cominciato a diffondersi con modalità del tutto nuove rispetto al passato. E con un’intensità inedita.

Tra i casi registrati quest’anno, non si registra nessuna sospetta trasmissione dagli animali; i contatti segnalati sono di tipo sessuale, contatti diretti non sessuali, contatti domestici e all’interno di strutture sanitarie, dice l’Oms.

Tutte le sequenze del virus disponibili relative ai contagi del Kivu Sud nel 2024 si riferiscono alla nuova variante. 

«La situazione attuale rimane estremamente preoccupante», scrive l’Oms. Le ragioni sono tante: il numero di nuovi casi che resta costantemente alto, «con due terzi dei casi segnalati e più di quattro quinti dei decessi verificatisi principalmente tra i bambini»; la nuova variante che sta espandendo l’area geografica di diffusione dell’infezione; l’alta quota di persone con Hiv presenti nella zona e che sono particolarmente vulnerabili alle conseguenze più severe dell’mpox. 

Preoccupa inoltre il sommerso che, sommato alle insufficienti risorse a economiche e sanitarie, potrebbe far deflagrare l’epidemia e farla espandere anche ai Paesi confinanti.