Crescono i casi di quinta malattia in Europa

L'allarme

Crescono i casi di quinta malattia in Europa

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Immagine: Gzzz, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, da Wikimedia Commons
di redazione
Rischi soprattutto per le donne in gravidanza e le persone con malattie del sangue

I casi di quinta malattia sono in crescita in Europa. Dopo morbillo e pertosse, è questo il nuovo allarme lanciato dallo European Centre for Disease Prevention and Control. 

La quinta malattia è una malattia esantematica causata dal Parvovirus B19. Nella maggior parte delle persone ha un decorso benigno, ma può comportare dei rischi soprattutto per le donne in gravidanza, le persone immunodepresse o con malattie ematologiche. 

L’attenzione sulla quinta malattia, spiega l’Ecdc, è cresciuta da quando, le autorità sanitarie della Danimarca hanno notificato un forte aumento delle donne in gravidanza infette dal Parvovirus B19. Nel 2024, fino ad aprile, il Paese ha registrato 250 casi di quinta malattia, il 50 in donne in gravidanza. Di queste 5 hanno avuto bisogno del ricovero.

Da allora altri 14 Paesi europei (Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Slovacchia, Spagna) hanno riportato una crescita delle infezioni. L’Italia ha rilevato il fenomeno con lo screening delle donazioni di plasma: «informazioni preliminari indicano un numero significativamente maggiore di unità di plasma positive al virus B19V da dicembre 2023 in poi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente», riferisce l’Ecdc.

Al momento non ci sono dati completi sulla diffusione del virus in Europa. La Repubblica Ceca riporta nei primi mesi del 2024 un aumento di dieci volte rispetto allo scorso anno. In Francia, nel 2024 sono stati registrati 5 decessi in bambini, 4 dei quali avevano contratto l’infezione nella vita fetale. La Norvegia, invece, segnala una crescita dei casi soprattutto negli adulti tra 30 e 59 anni. In Irlanda sono stati confermati 116 casi nei primi tre mesi dell’anno, mentre nei tre anni precedenti i casi annui avevano oscillato tra i 30 e i 61.

Al momento non è chiaro quale sia la reale circolazione del virus in Europa. 

«La probabilità di infezione dopo l'esposizione dipende dalla precedente immunità al Parvovirus B19. Gli studi di sieroprevalenza riportano una prevalenza del 5-10% di positività anticorpale nei bambini piccoli, del 50% nei giovani adulti e di oltre il 90% negli anziani; pertanto, la probabilità di infezione diminuisce con l’età», spiega l’Ecdc. 

Nel complesso il livello di rischio legato all’infezione per la popolazione generale è basso. Tuttavia, esistono delle condizioni, che impongono particolare cautela. 

Nelle donne in gravidanza da meno di 20 settimane può provocare gravi complicanze, compreso l’aborto. Rischi seri anche per le persone con malattie del sangue nei quali può causare gravi episodi di anemia. Nel complesso, però, al momento l’Ecdc valuta il rischio come basso o moderato.