Diabete, un percorso in sicurezza per i pazienti con diabete che arrivano in pronto soccorso

Cronicità

Diabete, un percorso in sicurezza per i pazienti con diabete che arrivano in pronto soccorso

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Immagine: @HealthDesk
di redazione
Un diabetico su sei finisce in pronto soccorso almeno una volta l'anno. Spesso ciò avviene per un insufficiente controllo della malattia. Una volta dimesso, però, non ha nessun punto di riferimento. Un PDTA punta a definire una presa in carico condivisa tra ospedale e territorio

Le persone con diabete arrivano in pronto soccorso con una probabilità fino a 7 volte più alta rispetto agli altri. A uno su sei succede almeno una volta all’anno.  Le ragioni cui ciò avviene, sono diverse, ma il più delle volte sono riconducibili a una inadeguata gestione farmacologica o da una insufficiente attività di monitoraggio dei livelli glicemici. Usciti dal pronto soccorso, però, spesso non trovano nessun punto di riferimento e rientrano in circolo vizioso che li porta nuovamente a perdere il controllo della malattia. 

Nasce da queste ragioni l’iniziativa della rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief (IHPB) che ha promosso, sotto l’egida dell’Intergruppo Parlamentare Diabete, Obesità e Stili di Vita e con la partecipazione delle società scientifiche, oltre che delle associazioni pazienti, un Dialogue Meeting con l’obiettivo di formulare un primo documento-proposta per un percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale (PTDA) a favore della persona con diabete in pronto soccorso.

«Cerchiamo di definire un percorso per le persone con diabete che accede al Pronto Soccorso», spiega Lina Delle Monache, presidente di FederDiabete Lazio. «Le parole d’ordine sono: dimissioni pianificate, ottimizzazione delle procedure, creazione di percorsi e un network tra i Dea con il territorio, con i medici di medicina generale, con le case di comunità perché le persone con diabete che vengono dimesse spesso si trovano da sole e, se non accompagnati attraverso un percorso nella gestione di una malattia che non conoscono, generalmente finiscono di nuovo in pronto soccorso”, aggiunge. 

Il documento, frutto dei contributi di un comitato di alto profilo scientifico ed istituzionale, oltre a porre l’accento sulla mancanza di una strutturata continuità assistenziale tra ospedale e territorio, raccomanda di concretizzare una gestione integrata dei dati clinici che possa essere disponibile ai diversi operatori sanitari che gravitano attorno alla persona con diabete, lamentando ancora un inadeguato utilizzo dell’innovazione tecnologica che oggi consentirebbe una più agevole gestione della patologia. 

«Rafforzando una organica presa in carico del paziente cronico e diabetico sul territorio si contribuisce ad alleggerire la pressione sui pronto soccorso che sono un caposaldo centrale del nostro sistema sanitario nel quale gli operatori devono prestare la propria opera con un minor livello di affanno», ha commentato Federico Serra, capo della segreteria tecnica dell’Intergruppo parlamentare Obesità e Diabete. «Inoltre va ricordato che l’accesso al pronto soccorso nelle aree interne marginali è particolarmente difficile e che l’ausilio dell’innovazione tecnologica potrebbe offrire un valido supporto per la prevenzione di episodi acuti».

PDTA dedicati a diabete, su base regionale o aziendale già asistono. Tuttavia, le persone con diabete continuano ad accedere ai pronto soccorso a causa del mancato controllo glicemico e accade frequentemente che siano gli stessi servizi di emergenza a diagnosticare per primo il diabete. 

«Si pone la necessità che si metta a punto un nuovo PTDA specifico che prenda le mosse da un’adeguata formazione del personale ospedaliero/territoriale, e che preveda – prima della sua dimissione - una organica azione informativa sul paziente oltre che sull’eventuale caregiver e che porti ad una reale e successiva presa in carico della persona con diabete sia in età adulta che in età evolutiva,(in particolare diabete di tipo 1) in tutte le fasi di necessaria assistenza», afferma Paola Pisanti, coordinatrice del comitato che ha realizzato il documento-proposta. «Un insieme di elementi informativi che deve trasferire maggior consapevolezza della malattia, focus adeguato circa l’importanza dell’aderenza terapeutica che oggi può essere resa più efficiente anche con l’utilizzo dei dispositivi autogestiti di monitoraggio continuo della glicemia».

Il pronto soccorso è quindi di fatto un nodo strategico nella gestione della patologia diabetica e un polo di acquisizione di dati e informazioni in grado di offrire importanti elementi di valutazione: dal numero assoluto dei pazienti che vi accedono per la mancata presa in carico da parte della rete territoriale diabetologica alla valutazione della ripetitività prescrittiva dei medici di medicina generale/ pediatri di libera scelta  o al loro livello di aggiornamento in materia o, ancora,  al loro mancato engagement del paziente; dagli accessi determinati dal piede diabetico - da considerarsi come indicatore indiretto di inadeguatezza del PDTA adottato e della scarsa diffusione della medicina di iniziativa - alla percentuale di utilizzo dei dispositivi di monitoraggio in continuo dei livelli glicemici; dallo stato di aggiornamento della medicina di base come referente per gli specialisti alla sua capacità di essere il primo step in grado di valutare la capacità del paziente di comprendere e utilizzare le nuove tecnologie per la misurazione dei livelli glicemici.

«Se si considera che la spesa sanitaria annuale per la patologia diabetica – parliamo solo dei costi diretti - è di circa 10 miliardi di euro, il 53 per cento dei quali è assorbito dalla spesa ospedaliera, si comprende bene come sia fondamentale un approccio organizzativo più efficace ed efficiente che passi da una logica ancora prevalente di sanità di attesa ad una più incisiva logica  di sanità di iniziativa, caratterizzata anche da attività di prevenzione e formazione sui pazienti e sui caregivers», conclude Andrea Lenzi, Emerito di Endocrinologia all’Università La Sapienza di Roma e Presidente del Comitato di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio che ha presieduto il comitato che ha redatto il PDTA.