Leucemia linfatica cronica, efficacia sempre più alta e duratura per le terapie orali
Ancora un piccolo passo avanti nel trattamento della leucemia linfatica cronica. Uno studio (CAPTIVATE) presentato al congresso della European Hematology Association (EHA), tenutosi a Madrid dal 13 al 16 giugno, mostra che nei pazienti che non avevano ricevuto precedenti cure, il trattamento con la combinazione dei farmaci a somministrazione orale ibrutinib e venetoclax è in grado di tenere sotto controllo la malattia, evitando che si ripresenti, per un periodo molto lungo.
La leucemia linfatica cronica è la forma di leucemia più frequente tra gli adulti nei paesi occidentali e rappresenta il 30% di tutte le leucemie. È causata dalla una crescita incontrollata dei linfociti (nel 95% dei casi di tipo B) e da un loro accumulo nel sangue, nel midollo osseo e negli organi linfoidi periferici (linfonodi e milza). Colpisce soprattutto i maschi, con un picco di frequenza attorno ai 60-70 anni. In Italia si contano circa 1.600 nuovi casi ogni anno tra gli uomini e 1.150 tra le donne.
Sebbene i trattamenti siano molto migliorati negli ultimi decenni, la malattia è ancora caratterizzata da episodi consecutivi di progressione che richiedono nuovi trattamenti. Per questo, i pazienti ricevono diverse linee terapeutiche ogni volta che presentano recidive o diventano resistenti ai trattamenti. In attesa di identificare trattamenti in grado di eradicare la malattia, oggi l’ideale sarebbe avere trattamenti in grado di controllare quanto più a lungo possibile la malattia rimandare al massimo le recidive.
È questa la direzione verso cui si sta andando, come dimostra lo studio CAPTIVATE. La ricerca, condotta su circa 200 pazienti, ha verificato l’efficacia dei farmaci orali ibrutinib e venetoclax. Dopo circa 5 anni e mezzo, il 96% dei pazienti era ancora vivo. Cosa altrettanto importante, il 67% era anche libero da malattia. I risultati sono stati ancora migliori nei pazienti che, fin dall’inizio, avevano una migliore risposta al trattamento. Lo studio ha inoltre mostrato che, nei pazienti che mostrano una ricaduta dopo il primo trattamento, è possibile fare un nuovo trattamento con la combinazione dei due farmaci ottenendo una buona risposta.
«Dopo più di cinque anni, i risultati dello studio CAPTIVATE confermano il beneficio duraturo della combinazione a durata fissa di ibrutinib e venetoclax come trattamento di prima linea per i pazienti affetti da leucemia linfatica cronica, compresi quelli con caratteristiche genomiche a rischio più elevato», ha affermato Paolo Ghia, dell’Università Vita-Salute San Raffaele e IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano, coinvolto nello studio. «Questo regime completamente orale, privo di chemioterapia e a durata fissa, offre ai pazienti idonei il vantaggio di un intervallo prolungato e libero da trattamento, tenere sotto controllo la loro malattia».
«Quasi 300.000 pazienti in tutto il mondo sono stati trattati con ibrutinib e gli ultimi risultati dimostrano che i pazienti affetti da leucemia mieloide cronica sperimentano risposte profonde e durature che si traducono in lunghi periodi liberi dal trattamento, con il regime a durata fissa», conclude Mark Wildgust, Vice President, Global Medical Affairs, Oncology, di Johnson & Johnson Innovative Medicine.