Per nove italiani su dieci il Servizio sanitario nazionale è un pilastro della nostra società
“Reinventiamo il Servizio sanitario. Come evitare la deriva di una sanità per censo”: è questo il titolo dell'incontro promosso mercoledì 27 marzo a Roma dall'Aiop, l'Associazione italiana delle aziende sanitarie ospedaliere e territoriali e delle aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali di diritto privato (già Associazione italiana ospedalità privata) nel corso del quale è stato presentato il 21° Rapporto Ospedali&Salute realizzato in collaborazione con il Censis.
Ebbene, dal Rapporto risulta appunto che l'89 per cento degli italiani considera il Servizio sanitario nazionale un un pilastro della nostra società. Non solo: il 90,5% dei pazienti ritiene positiva o comunque sufficiente la qualità delle prestazioni ricevute. Si tratta di una soddisfazione che il Rapporto Censis-Aiop registra ovunque, anche nelle aree del Mezzogiorno.
Non mancano, ovviamente, le criticità. Per esempio, il 53,5% degli italiani riferisce di tempi di attesa troppo lunghi rispetto alla propria condizione clinica; il 37,4% segnala la presenza di liste bloccate o chiuse, nonostante siano formalmente vietate.
La conseguenza è che il 39,4% (il 34,4% dei bassi redditi) decide di rivolgersi alla sanità a pagamento. In particolare, il 12% ricorre all’intramoenia e il 18% al privato puro. Peraltro, dal Report risulta che nel complesso oltre la metà degli italiani (il 51,6%) sceglie direttamente la sanità a pagamento, senza provare a prenotare nel Ssn (inteso sia nella sua componente di diritto pubblico sia nella sua componente di diritto privato); una quota che appare alta anche tra la popolazione a basso reddito (40,6%).
Dal Rapporto «emergono tanti punti di forza e molte criticità» ha commentato il ministro della Salute, Orazio schillaci, nel suo intervento. Il Ssn «ha una elevata capacità di garantire le cure migliori ai propri cittadini – ha aggiunto - ma non possiamo ignorare come essi sperimentino continue barriere all’accesso alle prestazioni. Mi riferisco ai tempi d’attesa eccessivamente lunghi, a liste addirittura bloccate. Mi riferisco alle persone che rinunciano a priori a curarsi, atteggiamento questo di sfiducia, una rappresentazione di una sanità in crisi». Secondo il ministro, per superare le criticità «bisogna partire dal dato che emerge nel Rapporto per il quale i cittadini italiani sono interessati alla qualità e non se la struttura che eroga le prestazioni sia di diritto pubblico o se privata convenzionata».
Dal Rapporto emerge che il 68,5% degli italiani «non fa distinzione a seconda della natura giuridica delle strutture» sottolinea Barbara Cittadini, presidente Aiop. e «considera rilevante solo la qualità delle prestazioni ricevute; per più di un italiano su due la presenza delle strutture accreditate rappresenta una necessità, in considerazione della difficoltà degli ospedali di diritto pubblico nel rispondere in tempi appropriati ai bisogni di cura delle persone. Una prima importante scelta in questa direzione – sottolinea Cittadini - è stata finalmente compiuta nell’ultima manovra di bilancio, la quale non si è limitata a stanziare risorse ad hoc per la riduzione delle liste d’attesa, ma ha infranto quel “tetto di cristallo” che avendo, per decenni, limitato le Regioni all’acquisto di prestazioni dalla nostra componente, ha depauperato quali-quantitativamente la capacità di risposta del sistema».