Tumori: un ospedale su due esegue interventi chirurgici “sotto soglia”
In Italia, quasi la metà (il 46%) degli ospedali esegue interventi di chirurgia oncologica “sotto soglia”, ne esegue cioè un numero troppo basso per assicurare la stessa sicurezza e la stessa qualità dei Centri con interventi sopra la soglia ritenuta sufficiente per raggiungere i risultati migliori.
Il dato viene dalla mappa aggiornata “Dove mi curo?”, presentata mercoledì 7 febbraio da Ropi (Rete oncologica pazienti Italia) a Roma ed elaborata partendo dai dati dell’ultimo Programma nazionale esiti di Agenas. La mappa si basa su due criteri: oltre al superamento della soglia di volumi chirurgici (che le evidenze scientifiche associano ai migliori esiti) vengono indicati gli ospedali al cui interno è presente un percorso di cura la cui qualità certificato con il “bollino” dell'Organisation of European Cancer Institutes (OECI).
«La nuova mappa conferma il trend in calo di interventi in strutture “sotto soglia” – spiega Fabrizio Nicolis, consigliere Ropi, coordinatore del progetto - e, di conseguenza, un aumento dei volumi di interventi di chirurgia oncologica negli ospedali “sopra soglia”: da 143.469 interventi nel 2017, cioè il 71% degli interventi totali, a 160.919 nel 2022, il 77% degli interventi totali».
Emblematici sono i dati relativi alla chirurgia per il tumore della mammella, il cui valore soglia è fissato a 150 interventi e dove si assiste a un trend in riduzione del numero di ospedali che non lo raggiungono: da 521 nel 2017 a 313 nel 2022 (-40%). Di contro si è registrato un aumento dei volumi di interventi eseguiti in ospedali “sopra soglia”: da 45.656 nel 2017 (74% degli interventi totali) a 53.653 nel 2022 (84% degli interventi totali). «Rimane invece invariato il gradiente Nord-Sud – osserva Nicolis - con il Nord in cui la maggior parte delle Regioni ha ospedali “sopra soglia” per tutte le 17 patologie considerate, e il Sud in cui solo tre Regioni, cioè Puglia, Campania e Sicilia, coprono tutte le patologie».
La certificazione OECI. Ai numeri si aggiungono anche le valutazioni sulla qualità del percorso assistenziale. «La certificazione OECI di accreditamento è di fatto la fotografia della reale attuazione degli standard qualitativi e qualitativi previsti dal Programma di qualità da parte di un Istituto oncologico» spiegano Giovanni Apolone e Claudio Lombardo, rispettivamente presidente e general manager OECI.
«Per chi si trova ad affrontare per la prima volta la malattia oncologica, così traumatizzante dal punto di vista psicologico e sociale, è evidente l'importanza di una scelta consapevole che riguardi la struttura ospedaliera alla quale affidare la propria salute» commenta Simonetta Bianchini, presidente di Per Te Donna Odv. «Come Associazione siamo quotidianamente a contatto con pazienti che ci chiedono dove sia meglio per loro curarsi – sottolinea - anche se poi la scelta è condizionata dagli aspetti economici e logistici che le persone devono affrontare. Ma è di assoluta importanza avere uno strumento che, basandosi su criteri oggettivi, possa orientare i pazienti in questa scelta».
«Come ogni anno la nostra mappa si propone l’obiettivo di aiutare i pazienti e i loro cari a orientarsi tra le strutture sanitarie che effettuano interventi di chirurgia oncologica» spiega Stefania Gori, presidente Ropi e di Aigom (Associazione italiana gruppi oncologici multidisciplinari). «Quest’anno abbiamo aggiunto un ulteriore tassello – prosegue - quello relativo al percorso assistenziale, consapevoli che il solo dato quantitativo non è sufficiente a dare un’indicazione corretta e completa sulla qualità di un ospedale».