Il Servizio sanitario pubblico funziona male? Colpa di Stato e Regioni. E il privato è un'alternativa per pochi
Cala la fiducia nella sanità pubblica, che appare destinata a offrire un servizio sempre meno di qualità, mentre quella privata è ancora per pochi: questo il messaggio principale emerso dal sondaggio “Cosa pensi della Sanità pubblica italiana?” che Adnkronos ha lanciato sul proprio portale dal 5 al 17 marzo in vista del dibattito “Salute e Sanità, una sfida condivisa” che si è svolto giovedì 21 marzo al Palazzo dell’Informazione a Roma.
«Fare domande e ottenere risposte è la strada che abbiamo scelto per valorizzare i nostri eventi, con il format Adnkronos Q&A» spiega Fabio Insenga, vicedirettore Adnkronos. «Su un tema cruciale come il futuro della sanità pubblica è ancora più importante farlo – aggiunge - per raccontare le opportunità e i rischi di una trasformazione del sistema necessaria e non più rinviabile».
Le risposte dei 6.500 utenti al sondaggio (ampio, quindi, ma non statisticamente rappresentativo) sono nette: il 60% del campione ha meno fiducia rispetto al passato nel servizio sanitario pubblico e del mal funzionamento si dà la responsabilità in primis allo Stato (60%) e poi anche alle Regioni (49%). I cittadini interpellati considerano la sanità privata come un’alternativa per pochi (91%) e soltanto uno su tre ritiene che ancora nel corso del 2024 potrà continuare a curarsi nel pubblico alle stesse condizioni di oggi. Si dicono molto preoccupati soprattutto per il problema delle lunghe liste d’attesa (52%) e per la carenza di personale medico (37%). Il 60% degli utenti non sarebbe disposto a sottoscrivere un’assicurazione sanitaria, contro il 20% favorevole. Circa un quinto dei rispondenti l’ha già, ma solo poco più della metà di questi la rinnoverebbe.
A fronte di questa situazione, che vede il servizio sanitario pubblico “in affanno” nel mantenere i risultati che da decenni lo hanno visto ai vertici delle graduatorie internazionali, ci si interroga sulla opportunità di prevedere nuovi rapporti ed equilibri tra erogatori pubblici e privati.
La riduzione progressiva della spesa sanitaria da un lato e il tendenziale mutamento sociodemografico dall’altro stanno determinando infatti un generale incremento della domanda di salute che il sistema pubblico da solo non è più in grado di soddisfare.
«Le liste d'attesa - ha sostenuto il ministro della Salute Orazio Schillaci intervenendo al dibattito - sono il peggior biglietto da visita del Servizio sanitario nazionale. Oggi però non abbiamo dati precisi. Un anno e mezzo per un esame è inammissibile, ma non abbiamo un monitoraggio Regione per Regione delle prestazioni che mancano. Ma dobbiamo vedere dove ci sono e i tempi delle liste d'attesa. È però inaccettabile che non ci sia un Cup unico per esami e visite nel pubblico e privato convenzionato». Il ministro ha parlato anche della necessità di tariffe adeguate: «Sul rinvio del provvedimento relativo al nuovo nomenclatore tariffario ci stiamo ragionando, perché credo che sia importante avere in qualche caso delle tariffe più adeguate a quelle che sono oggi la realtà quotidiana. Credo che rinvieremo il provvedimento in accordo con le Regioni».
Il sondaggio conferma la necessità di intervenire tempestivamente sulla sanità pubblica e trovare il giusto rapporto con quella privata. Poche le risorse e insufficiente l’adeguamento del sistema alle nuove tecniche innovative e alla tecnologia in generale. Le sfide sono tante e impegnative: dalla corretta gestione delle risorse alla valorizzazione del personale medico e infermieristico, dalla medicina territoriale all’impatto che le nuove tecnologie, in particolare l’intelligenza artificiale, sono destinate ad avere sulla sanità pubblica del futuro.