In Italia le coppie infertili impiegano mediamente 4–5 anni per iniziare un percorso terapeutico adeguato, che può comprendere anche la riproduzione assistita, a partire dal momento in cui decidono di aver bisogno di aiuto nel concepimento di un figlio che non arriva.
È quanto emerge da un’indagine condotta dalla Società italiana di riproduzione umana (Siru) nei Centri italiani di riproduzione medicalmente assistita (Rma), su cui gli esperti si confronteranno nel Congresso nazionale Siru che si svolgerà a Verona dall’8 al 10 maggio.
Si tratta di un dato allarmante considerando che l'aumento dell'età e della durata dell'infertilità possono compromettere le possibilità di successo delle cure. La causa principale del ritardo nell’avvio del percorso terapeutico adeguato può essere attribuita alla mancanza di Linee-guida appropriate e dei relativi Percorsi diagnostici e terapeutici assistenziali (Pdta) e, quindi, al fatto che le coppie non riescono a orientarsi nella ricerca della soluzione.
«Dai risultati di uno studio pubblicato su Human Reproduction nel febbraio 2021, emerge proprio come il ritardo dell’avvio della fecondazione in vitro provochi una riduzione delle possibilità di successo – ricorda Paola Piomboni, presidente Siru - un effetto che si acuisce in modo particolare con l'età materna avanzata e in presenza di una causa nota di infertilità. Nelle donne di età pari a 36-37, 38-39 e 40-42 anni un ritardo di sei mesi ridurrebbe le nascite rispettivamente del 5,6%, 9,5% e 11,8%, mentre i valori corrispondenti associati a un ritardo di dodici mesi sono rispettivamente dell’11,9%, 18,8% e 22,4%».
Nel nostro Paese «è necessaria una riorganizzazione del sistema della riproduzione medicalmente assistita che non è più procrastinabile» sostiene Antonino Guglielmino, fondatore della Siru. «In assenza di Linee guida – prosegue - non si riesce a discutere concretamente di Percorsi diagnostici e terapeutici assistenziali; questi rappresentano una cintura di protezione sanitaria per le coppie che, a partire dal medico di medicina generale o dal consultorio territoriale già coordinati con i centri di Rma, possono offrire, a seconda delle esigenze della coppia, esami diagnostici e terapie utili per raggiunge velocemente l'obiettivo del concepimento di un figlio».
Proprio riguardo la possibilità di avere a disposizione linee guida appropriate, una recentissima sentenza del Tar del Lazio, emanata su ricorso delle società scientifiche Siru, Siu, Urop e Cecos Italia, ha annullato tutte le raccomandazioni in materia clinica aventi carattere vincolante per tutti i Centri medici, contenute nelle Linee-guida ministeriali sulla Rma del marzo 2024 poiché non erano state elaborate secondo le norme italiane sul Sistema nazionale delle Linee guida, istituito e disciplinato dalla Legge Gelli-Bianco.