Tumori: in Europa salvate 6 milioni di vite dal 1988 a oggi
In Europa, dal 1988 a oggi, i progressi contro il cancro hanno salvato più di 6 milioni di vite (6.183.000). Negli Stati Uniti, in trenta'nni (1991-2021), la mortalità oncologica è diminuita del 33% e sono stati evitati oltre 4 milioni i decessi per tumore. Risultati ottenuti grazie alla combinazione di più fattori: riduzione del fumo di sigaretta e maggiore attenzione agli stili di vita sani, più diagnosi precoci grazie agli screening, terapie sempre più efficaci e multidisciplinarietà. Costante anche l'incremento della prevalenza, cioè del numero di persone che vivono dopo la diagnosi di cancro. In Europa sono 23,7 milioni (12,8 milioni donne e 10,9 milioni uomini), con un aumento del 41% in dieci anni (2010-2020). E il nostro Paese fa registrare nel Vecchio Continente il più alto numero di donne vive dopo la diagnosi in rapporto alla popolazione (6.338 casi per 100 mila abitanti, pari a circa 1.939.000 cittadine).
«È la dimostrazione dell’eccellente livello del nostro sistema sanitario – commenta Francesco Perrone, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), nella conferenza stampa della Società scientifica al Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) (a Chicago dal 31 maggio al 4 giugno)- che garantisce a tutti le terapie migliori. La prevalenza include persone in terapia, coloro che sono sotto sorveglianza per la prevenzione di eventuali recidive e i guariti, che non necessitano di ulteriori cure o controlli». Il dato italiano «è rilevante – assicura Perrone - a cui vanno aggiunte le oltre 268 mila vita salvate nel nostro Paese fra il 2007 e il 2019. Devono però essere affrontati aspetti organizzativi – avverte il presidente Aiom - a partire dai tempi troppo lunghi per l’accesso all’innovazione. In Italia, i cittadini colpiti dal cancro attendono ancora 14 mesi per poter essere trattati con terapie innovative già approvate a livello europeo».
Nel nostro Paese diverse disposizioni disciplinano l’accesso precoce a farmaci già approvati dall’Ente regolatorio europeo, prima del rimborso a carico del Servizio sanitario nazionale, ricorda Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom. «Ma vanno integrate con norme che consentano di rendere disponibili le terapie innovative in termini molto più brevi rispetto agli attuali – sostiene - al massimo entro tre mesi dall’approvazione europea. L’accesso immediato alle cure deve rientrare in una strategia unitaria contro il cancro che includa la diminuzione dell’incidenza e della mortalità, il miglioramento della qualità di vita dei pazienti e l’istituzione delle reti oncologiche regionali». I passi avanti nella cura del cancro sono stati ottenuti anche grazie alla multidisciplinarietà. «Il confronto fra diverse competenze consente la scelta delle migliori terapie per il paziente e di gestire tecnologie innovative come la biopsia liquida, un test sul sangue che permette di analizzare alcune caratteristiche delle cellule tumorali, ad esempio la presenza di mutazioni nel loro Dna» aggiunge Di Maio.
Accanto alla disponibilità immediata delle terapie innovative, nel nostro Paese vanno rinforzati i programmi di screening. «Come evidenziato da uno studio pubblicato su Annals of Oncology – osserva Saverio Cinieri, presidente della Fondazione Aiom - nel 2024 il tasso di mortalità per il carcinoma al colon-retto tra i giovani in Italia aumenterà dell’1,5% tra gli uomini e del 2,6% tra le donne rispetto al periodo 2015-2019. Invece nella fascia d’età compresa fra 50 e 69 anni, inclusa nell’attuale programma di screening colorettale, nel 2024 è prevista una diminuzione dei decessi del 15% negli uomini e del 16% nelle donne. L’anticipazione dell’età dello screening per questa neoplasia, quindi non più a partire dai 50 anni, ma dai 45, consentirebbe di salvare più vite».
Se la mortalità oncologica complessiva continua a calare, l’incidenza aumenta a livello globale e nei singoli Paesi. Nel mondo, nel 2022, sono stati 20 milioni i nuovi casi di cancro. In Italia, nel 2023, sono state stimate 395 mila nuove diagnosi, con un incremento, in tre anni, di 18.400 casi. Nel 2024, negli Stati Uniti, si prevede che supereranno per la prima volta i due milioni.
«L’aumento del carico di malattia mette a rischio la sostenibilità dei sistemi sanitari – conclude Perrone - perché comporta un aumento della spesa per gli alti costi delle terapie innovative. È urgente rafforzare i programmi di prevenzione primaria e secondaria per ridurre il numero di malati, migliorare le possibilità di guarigione e offrire una buona qualità di vita, come evidenziato dallo European’s Beating Cancer Plan, il Piano oncologico europeo».